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 la nascita del mondo secondo i greci

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MessaggioTitolo: la nascita del mondo secondo i greci   la nascita del mondo secondo i greci Icon_minitimeGio Lug 26, 2007 3:18 pm

Non esisteva la terra, il mare o qualunque altra cosa del creato. Era solo il Caos, senza forma al di là del tempo e dello spazio.
All'improvviso dal Caos apparve Gea, la terra principio di vita e madre della stirpe divina, prima realtà materiale della creazione. Dopo di lei apparvero Eros (l'amore), il Tartaro (luogo di punizione delle anime malvagie) e l'Erebo (la notte).

GEA ED URANO
Gea generò da sola Ponto il mare, ed Urano il cielo stellato che scelse come sposo e dalla cui unione nacquero i dodici Titani, sei maschi (Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Crono) e sei femmine (Tea, Rea, Temi, Teti, Febe, Mnemosine). Nacquero inoltre i tre Ecatonchiri o Centimani, Briareo, Gia e Cotto mostri con cinquanta teste e cento braccia ed i tre Ciclopi Bronte, Sterope ed Arge tutti con un solo occhio in mezzo alla fronte e Crono.

GEA E PONTO
Si unì anche con Ponto, dal quale ebbe Taumante che secondo alcuni fu padre delle Arpie; Forco, la personificazione del mare in tempesta; Ceto la personificazione delle insidie che si celano nel mare in tempesta ed Euribia personificazione della violenza tempestosa del mare
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MessaggioTitolo: mitologia greca   la nascita del mondo secondo i greci Icon_minitimeGio Lug 26, 2007 3:18 pm

Il mito costituisce la più antica espressione culturale del mondo greco e, assieme all'epica, da' vita a un patrimonio di racconti che, tramandato oralmente per lunghi secoli, contribuisce a plasmare la coscienza dell'unità spirituale del popolo greco, pur nel permanere della divisione politica. Il mito è sostanzialmente un racconto (in greco mythos = racconto, narrazione) di vicende, fatti e imprese riguardanti gli dei e gli eroi: imprese e fatti perlopiù eccezionali, straordinari, riflesso di un bisogno collettivo, di superare i limiti del reale e di oggettivare ideali e valori. Esso non ha una netta dimensione temporale e la visione del mondo che si rispecchia nelle vicende "mitiche" è chiaramente pre-scientifica, pre-razionale. Il mito, dunque, rispecchia un'epoca caratterizzata dall'assenza della ricerca storica e di una speculazione scientifico-filosofica: in essa c'è una forte contiguità (e continuità) fra mondo umano e mondo divino, non solo perché si intrecciano le vicende degli uomini e degli dei, ma anche perché manca una distinzione qualitativa fra la sfera dell'agire umano e quella dell'agire divino (e alcuni uomini, infatti, naturalmente eroi, possono essere divinizzati). Eppure il mito sopravvive all'età arcaica e permea le più alte espressioni dell' arte dell'età classica(la lirica, il teatro, la scultura). Esso permane nella cultura greca anche quando si sviluppa la ricerca storica, scientifica e filosofica. La ragione è che i racconti "mitici" avevano dato voce a vicende che potevano essere reinterpretate e arricchite di significati simbolici, sicché il mito può convivere accanto, o meglio dentro, le mature espressioni di pensiero e di arte di una cultura più evoluta.
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MessaggioTitolo: il regno di zeus   la nascita del mondo secondo i greci Icon_minitimeGio Lug 26, 2007 3:19 pm

Dopo la sconfitta del padre Crono ed avere precipitato gli alleati del padre, i Titani, nel Tartaro, sembrò finalmente che iniziasse un periodo di serenità per la stirpe divina, governata dal potente Zeus.

In realtà però, una nuova minaccia si affacciava all'orizzonte che avrebbe portato Zeus ad intraprende un'ennesima lotta contro un temibile nemico: Tifone

Zeus contro Tifone
Gea, per vendicarsi di Zeus che aveva precipitato Titani, suoi figli, nel Tartaro, si recò in Cilicia, da Tifone (conosciuto anche come Tifeo), che lei stessa aveva generato dopo essersi unita al Tartaro.

Tifone, era sicuramente tra tutti i figli che Gea aveva generato, il più potente e allo stesso tempo il più orribile: se allargava le braccia, poteva far toccare tra loro l'Oriente con l'Occidente; aveva il busto ricoperto di piume e dal collo si dipartivano cento teste di drago che lanciavano fuoco mentre dalle gambe spuntavano vipere. La sua voce era tanto potente e terribile da essere compresa solo dagli dei.

Alla richiesta di aiuto di Gea, Tifone, decise di allearsi con lei e di muovere guerra a Zeus.

Tifone, reso ancora più orribile dall'ira che lo animava, salì sull'Olimpo per battersi contro gli dei. La sorpresa e lo spavento fu tale che gli stessi dei, dopo essersi trasformati in animali (Apollo in corvo, Artemide in gatta, Afrodite in pesce, Ermes in cigno,ecc.), scapparono nel lontano Egitto lasciando da solo Zeus ad affrontarlo

Il combattimento fu lungo. Zeus dapprima iniziò a scagliare le sue folgori, poi, mano mano che Tifone si avvicinava, lo colpì ripetutamente con la falce. Il mostro sembrava vinto ma quando Zeus si avvicinò per scagliare il colpo mortale, fu afferrato dalle gambe di Tifone ed immobilizzato. Tifone fu rapido a strappargli la falce con la quale gli recise i tendini delle mani e dei piedi.

Zeus era vinto.

Tifone decise quindi di nascondere Zeus in Cilicia, rinchiudendolo in una grotta chiamata Korykos (il "Korykos antron", che vuol dire "sacco di pelle") mentre i suoi tendini, deposti in una sacca di pelle d'orso, li affidò alla custodia della dragonessa Delfine, metà fanciulla e metà serpente.

Il suo destino sarebbe stato segnato se Ermes, figlio di Zeus, ripresosi dallo spavento decise di reagire. Rubò la sacca a Delfine e trovata la grotta dove era stato imprigionato il padre, lo liberò e lo curò rendendolo nuovamente forte e potente.

Zeus, iniziò allora una nuova aspra e dura lotta contro Tifone, che riuscì a sconfiggere scagliandogli addosso l'isola di Sicilia e ad imprigionarlo sotto il monte Etna, dove ancora giace. Narra la leggenda che le eruzioni del vulcano altro non sarebbero che le fiamme scagliate da Tifone per la rabbia di essere stato vinto.

Dopo questa ennesima lotta sostenuta da Zeus, seguì un nuovo periodo di tranquillità. Gli dei fecero ritorno all'Olimpo dove Zeus aveva stabilito la loro dimora.

Ma una nuova minaccia si profilava all'orizzonte: Gea, che continuava a tramare contro Zeus.


Zeus contro i Giganti
Gea, si era recata infatti a Pallade, dove avevano dimora i Giganti, suoi figli generati con Urano. Ad essi chiese aiuto per muovere guerra contro Zeus.
I Giganti, accosentendo alla richiesta della madre, forti anche della profezia secondo la quale nessun immortale sarebbe stato in grado di batterli, guidati da Porfirione, il più forte tra loro e da Alcioneo, si recarono nell'Olimpo e iniziarono quella che gli storici chiamarono GIGANTOMACHIA.
La profezia della loro invincibilità nei confronti degli immortali era nota anche a Zeus, pertanto lo stesso decise di far partecipare alla lotta, oltre a tutti gli dei, anche il mortale Eracle (noto anche come Ercole), suo figlio, generato assieme ad Alcmena .

Così anche i feroci Giganti furono vinti e gli antichi per spiegare la causa dei terremoti, immaginavano i Giganti sprofondati nelle viscere della terra, schiacciati da montagne e isole ed i loro tentativi di liberarsi sarebbero la causa dei terremoti.

Zeus, signore degli dei e dell'Universo, riprese così a regnare dall'alto dell'Olimpo, come ci narrano le leggende tramandate dai nostri antichi.
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MessaggioTitolo: la nascita del primo uomo   la nascita del mondo secondo i greci Icon_minitimeGio Lug 26, 2007 3:22 pm

Nelle antiche leggende tramandateci ora in forma orale, ora il forma scritta da persone tanto lontane da noi da essersene perso persino il ricordo, si racconta del più saggio tra i giganti, Prometeo il cui nome significa "Colui che è capace di prevedere".
Era costui figlio, secondo i più, del Titano Giapeto e dell’Oceanina Climene e viveva con il fratello Epimeteo il cui nome vuol dire "Colui che comprende in ritardo" che, al contrario del fratello, era stolto e distratto.
Entrambi facevano pertanto parte della famiglia dei Giganti che avevano osato sfidare Zeus. Prometeo però, a differenza dei fratelli, non aveva partecipato alla lotta, se non nell'ultima parte ed inoltre a favore di Zeus e degli olimpici. Come premio aveva ricevuto di poter accedere liberamente all’Olimpo e al palazzo divino anche se, nel profondo del suo cuore, i sentimenti che provava nei confronti di Zeus non erano certo amichevoli a causa della sorte che questi aveva destinato ai suoi fratelli.

Zeus, per la stima che riponeva in Prometeo, gli diede l'incarico di forgiare l'uomo che modellò dal fango e che animò con il fuoco divino.

A quell'epoca, gli uomini erano ammessi alla presenza degli dei, con i quali avevano pubbliche riunioni e banchetti. Durante una di queste riunioni tenuta a Mekone, fu portato un enorme bue, del quale metà doveva spettare a Zeus e metà agli uomini. Il signore degli dei affidò l'incarico della spartizione a Prometeo che approfittò dell'occasione per vendicarsi di Zeus.

Prometeo crea l'uomo assistito dagli altri dei
Divise infatti il grosso bue in due parti ma in una celò la tenera carne sotto uno spesso strato di pelle e nell'altra, macinò insieme le ossa ed il grasso che ricoprì con un sottile strato di pelle tanto da far sembrare quest'ultima la preda più ricca. Zeus, poichè gli toccava la prima scelta, optò per la parte all'apparenza più ricca.
Accortosi dell'inganno, la sua ira fu immediata: privò gli uomini del fuoco, riportandolo sull'Olimpo.
Prometeo, considerata ingiusta la punizione, rapì il fuoco dall'Olimpo che riportò agli uomini nascosto in un giunco.
Zeus, accortosi dell'ennesimo inganno che Prometeo gli avea perpetrato, decise una punizione ben più grande di quella che aveva destinato ai suoi fratelli: ordinò ad Ermes e ad Efesto d'inchiodare Prometeo ad una rupe del Caucaso, ove un'aquila durante il giorno gli rodeva il fegato con il suo becco aguzzo mentre durante la notte si rigenerava magicamente.
La leggenda narra che dopo trent'anni, fu liberato dal supplizio da Eracle (Ercole) che recatosi fino alla cima del Caucaso con una freccia uccise l'aquila liberando così il gigante al quale Zeus concesse di ritornare nell'Olimpo.
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MessaggioTitolo: la nascita della prima donna   la nascita del mondo secondo i greci Icon_minitimeGio Lug 26, 2007 3:23 pm

Zeus, non contento della punizione che aveva inflitto a Prometeo, decise di punire anche la stirpe umana.
Ancora nel mondo non aveva fatto la sua apparizione la donna. Zeus pertanto diede incarico ad Efesto di modellare un’immagine umana servendosi di acqua e di argilla. Efesto fu tanto bravo nel modellarla che la donna che ne ebbe origine era superiore ad ogni elogio. Tutti gli dei furono incaricati da Zeus di riporre in lei dei doni: Atena le donò morbide vesti a significare il candore, fiori ed una splendida corona d’oro mentre Ermes pose nel suo cuore pensieri malvagi e sulle curve sinuose delle sue labbra, discorsi affascinanti ma ingannevoli.

A questa creatura fu dato nome Pandora (dal greco "pan doron = tutto dono") perché tutti gli dei le avevano donato qualcosa. Mancava solo il regalo di Zeus che fu superiore a tutti gli altri doni. Egli infatti, donò alla fanciulla un vaso, con il divieto di aprirlo, contenente tutti i mali che l’umanità non conosceva: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia, il vizio, la passione, il sospetto, la fame e così via.
Quindi Zeus affidò la fanciulla ad Ermes perché la portasse in dono al fratello di Prometeo, Epimeteo che si innamorò di lei e l’accetto come sua sposa nonostante i moniti di Prometeo che aveva raccomandato al fratello di non accettare alcun dono dagli dei.

Dopo poco che Pandora era sulla terra, presa dalla curiosità aprì il vaso. Da esso veloci corsero come fulmini sulla terra tutti i castighi che Zeus vi aveva riposto: la malattia, la morte, il dolore, e tanti altri, fino ad allora sconosciuti.
L’unico dono buono che Zeus aveva posto nel vaso rimase incastrato sotto il coperchio che subito Pandora aveva chiuso: era l’Elpis, la speranza.

Così fu punito il genere umano per non avere rispettato il volere e la regale divinità di Zeus, sovrano del mondo e di tutte le sue cose e creature.
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MessaggioTitolo: Efesto   la nascita del mondo secondo i greci Icon_minitimeGio Lug 26, 2007 3:25 pm

Nella mitologia greca, la maggior parte dei mitografi lo vuole figlio di Zeus e di Era la quale, non appena lo vide, vergognandosi per la sua bruttezza, lo scaraventò dalla cima più alta del monte Olimpo sulla terra e precipitò in mare dove fu allevato da Teti e da Eurinome, due divinità marine. In una grotta celata negli abissi, costruì la sua prima officina di fabbro, ed ebbe così inizio la sua attività di artefice divino. Per tentare di riappacificarsi con la madre le donò un trono d'oro ma quando Era si sedette rimase incatenata, Invano gli dei cercarono di convincere Efesto di salire all'Olimpo per liberare la madre, ma solo Dionisio riuscì nell'intento dopo averlo ubriacato.
Dopo molte peripezie si riconciliò alla fine con la madre Era e assise presso il palazzo reale.
Efesto è considerato il fabbro per eccellenza per la sua straordinaria abilità nel forgiare il metallo (fu lui a creare il carro del sole, le folgori e lo scettro di Zeus; la corazza d'oro di Eracle; il tridente di Poseidone; la prima donna, Pandora; l'elmo di Ares; ecc.
Fu lo sposo di Afrodite.
La mitologia latina lo identifica con Vulcano, dio del fuoco e dei metalli.
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